Le quotazioni del petrolio volano e, sulle ali del conflitto in Libia, tornano ai livelli precedenti alla crisi economica
Le quotazioni del petrolio volano e, sulle ali del conflitto in Libia, tornano ai livelli precedenti alla crisi economica. Il Brent, il greggio estratto nel Mare del Nord e quotato a Londra, ha superato i 120 dollari al barile.
Le quotazioni hanno così rivisto i massimi dal 22 agosto 2008.
E sulle quotazioni del petrolio ha soffiato anche il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad: il numero uno ha dichiarato che l'attuale prezzo del petrolio è «troppo basso» e a breve «supererà 150 dollari al barile».
In apertura di settimana il prezzo del petrolio qualità Wti («World Texas Intermediate») è balzato ai massimi da 30 mesi in Asia, sopra i 108 dollari al barile.
L'Iran è il secondo esportatore all'interno dell'Opec, con 4,2 milioni di barili al giorno, ma è anche uno dei Paesi più dipendenti dalle esportazioni del petrolio.
In tensione anche l'euro che vola ai massimi di cinque mesi sul dollaro e di undici mesi sullo yen, mentre si profila un possibile rialzo dei tassi di un quarto di punto al consiglio direttivo della Banca centrale europea di questa settimana.
La divisa unica ha toccato 1,4268 dollari in nottata, avvicinandosi alla soglia psicologica di 1,43 e toccando livelli che non si vedevano dallo scorso novembre, prima di rallentare a 1,4235 sul finale di seduta europea.
Pesano anche le parole del governatore della Fed di Atalanta, Dennis Lockhart, secondo cui, nonostante la ripresa più solida, vi sono ancora squilibri negli Usa che sconsigliano di ridurre il piano di creazione di moneta fresca della banca centrale.
La volata della divisa unica, intanto, prosegue anche contro lo yen, con il cambio oggi balzato fino a 120,06, massimo dal maggio 2010.
Lo yen risente del rapporto della Banca del Giappone che ha peggiorato le prospettive di fiducia delle grandi imprese manifatturiere dopo il sisma e lo tsunami che hanno devastato il nordest del Paese.
E poi c'è lo yuan che Pechino continua a lasciar apprezzare gradualmente, con un nuovo record segnato a quota 6,5375 per dollaro. Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, un mese fa aveva anticipato come «possibile», anche se non scontato, un rialzo già al consiglio Bce di aprile.
E nelle ultime settimane i governatori dell'Eurotower non hanno fatto nulla per contraddire questa interpretazione, confermando la necessità di una «forte vigilanza» sul fronte dell'inflazione.
«La Bce - dice Howard Archer, economista di Ihs Global Insight - è determinata a inviare il messaggio che sarà dura contro l'inflazione, malgrado la situazione economica ancora difficile di molti Paesi dell'euro e le incertezze mondiali dal Giappone al Medio Oriente fino all'Africa del Nord».
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