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9/22/2023 | Daniele Barzaghi
“L’esplosione del mondo degli Npl è stata la conseguenza di un’enorme crisi sociale, della difficoltà delle famiglie. Noi ci sentiamo totalmente responsabili di contribuire col nostro lavoro di recupero dei crediti deteriorati a una generale operazione di riequilibrio sociale” esordisce Ernesto Fürstenberg Fassio (in foto sotto), presidente e azionista di maggioranza di Banca Ifis, aprendo i lavori di “Step Up”, l’edizione 2023 dell’annuale NPL Meeting organizzato dall'istituto presso villa Erba di Cernobbio, Como.
“Gestiamo 30 miliardi di euro di Non Performing Loan, dopo l’operazione Revalea con Mediobanca (6,8 miliardi lordi, ndr), e ci occupiamo di posizioni debitorie di 2,2 milioni di clienti” prosegue Fürstenberg Fassio. “Il recupero di questo debito significa dare una seconda possibilità al Paese”.
“Il rientro di un debito naturalmente è legato all’intero risanamento del contesto socioeconomico e per procedere servono regole di mercato uguali per tutte e omologazione delle norme. E oggi ancora non ci siamo arrivati” conclude il presidente di Banca Ifis.
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“In Italia l’11,3% dei debiti è in stage 2 (aumento significativo del rischio di credito ma senza oggettiva riduzione del valore, ndr). In Europa sono il 9,1%” sale sul palco l’amministratore delegato della banca, Freederik Geertman (in foto sotto, a destra).
“Nei prossimi tre anni in Italia ci sarà un mercato di 84 miliardi di crediti deteriorati” segnala e approfondisce: “Non vi è stata la temuta dell’esplosione degli Utp, gli unlike to pay. E vediamo molte più transizioni sul mercato secondario, come stiamo facendo noi con gli Npl di Mediobanca”.
“Ad esempio in Italia ci sono state molte cartolarizzazioni che non stanno performando e la vendita di pezzi di questi portafogli sta generando nuovo mercato” aggiunge Geertman. “I prezzi sono abbastanza costanti, tranne per gli aumenti della componente unsecured e Utp. E questa costanza è generata dalla migliore qualità dei portafogli: i pacchetti oggi disponibili sono più recenti, più freschi e quindi hanno un valore che si può aggirare sul 15% delle posizioni; i portafogli datati hanno un valore limitato, intorno al 3%”.
“Il mercato pertanto tiene, è sano, in uno scenario economico di rallentamento ma certamente non catastrofico” conclude con l’orgoglio che “questa industria ha spostato un problema enorme delle banche come i crediti deteriorati generando lavoro: abbiamo trovato valore nel non valore”.
“Una rappresentazione equilibrata” quella offerta dall’amministratore delegato secondo Stefano Cappiello, direttore generale della direzione “Regolamentazione e Vigilanza del Sistema Finanziario” del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e delle Finanze. “Però è anche vero che il ritardo dei pagamenti sta crescendo. Non è drammatico ma qualche campanello d’allarme c’è e occorre continuare a fare squadra”.
E cita l’esempio della Garanzia sulla Cartolarizzazione delle Sofferenze: “Nel 2016 quando fu introdotta la Gacs c’era grande scetticismo e invece ha garantito la creazione del comparto e poi quando è stata ritirata il mercato secondario era ormai già avviato”.
Posizione quella di Cappiello in linea con la visione di Ida Mercanti, vice direttore generale per vigilanza e regolamentazione finanziaria di Banca d’Italia che tiene però a evidenziare “qualche elemento di prudenza in più, visto il nostro ruolo di vigilanza”.
L’importanza della dimensione normativa nel settore della valorizzazione dei crediti deteriorati, ricordata in apertura di lavori dal presidente di Banca Ifis, è palesata dal collegamento in diretta da Roma del ministro della Giustizia, Carlo Nordio che, fugando l’immagine di poteri forti che guidano dall’ombra l’economia, ritiene i problemi procedurali italiani dovuti a una pletora di piccoli poteri con capacità incrociata di veto: “La maggior parte degli sforzi del mio ministero non è oggi dedicata alla giustizia penale ma è focalizzata nel ridurre l’impatto che la giustizia ha sulle dinamiche economiche. Insomma, quella incertezza del diritto che tanto scoraggia gli investitori internazionali dall’entrare in Italia”.
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