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3/27/2018
Il 2017 è stato un anno stellare per la crescita della raccolta gestita, ma la crescita dei ricavi degli asset manager è stata solo dell’1% più veloce rispetto a quella dei costi. È quanto scrivono Oliver Wyman e Morgan Stanley in una recente indagine, dal titolo "Wholesale Banks & Asset Managers - Winning Under Pressure", in cui delineano un futuro a tinte fosche per l’industria del risparmio gestito. Secondo le due società, la pressione sulle commissioni non si ridurrà nei prossimi anni e ciò, insieme a ricavi di mercato più bassi, impone di affrontare il tema dei costi. "Nel peggiore degli scenari potrebbe essere necessaria una ristrutturazione ancora più radicale" si legge nello studio.
"Pur essendo incerti gli esiti e prevedendo un’alta variabilità regionale, crediamo che l’emergere di un marketplace stile Amazon sia una possibilità concreta. Ciò comporterebbe una spinta verso il pricing della gestione attiva sul modello di Vanguard, e un calo stimabile in almeno il 50% per gli introiti del settore" prosegue lo studio. Secondo Oliver Wyman e Morgan Stanley, a breve termine l’attenzione in ambito tecnologico e nel data management dovrebbe essere focalizzata nella gestione dei costi. "La gestione dei dati, ad esempio, costituisce ancora il 10-20% dei costi. Stimiamo che l’automazione e l’outsourcing possano tradursi in risparmi fino al 30% per il settore, con un panorama di venditori più maturo e potenziali soluzioni 'greenfield' che potrebbero portare ad una maggiore attività" sottolineano le due società.
Lo studio rileva che i player "top performer" continuano ad attirare nuovi flussi e riescono a resistere alle pressioni sulle commissioni, obbligando gli asset manager a cercare tecniche per aumentare la generazione di alfa. La ricerca mostra, inoltre, come i gestori più grandi risentano di minori uscite di masse nei prodotti di gestione attiva, grazie allo sfruttamento di economie di scala nella distribuzione, e siano più efficaci nel modificare o diversificare il modello di business. Tuttavia, la tecnologia potrà indebolire il vantaggio delle economie di scala nella macchina operativa, aprendo nuove opportunità per modelli di business alternativi.
"Lo sfruttamento dell’intelligenza artificiale o l’acquisto di banche dati proprietarie potrebbero costituire delle iniziative efficaci, ma la proliferazione di dati e algoritmi sta mettendo costantemente a rischio questa opportunità. Se investire in quest’area favorirà naturalmente chi ha più possibilità di spendere, crediamo che il successo in questo campo non sarà legato solo a questo, ma in definitiva richiederà di possedere una serie di altre competenze. Applicazioni di breve termine nell’utilizzo dei dati potrebbero essere finanziariamente più redditizie nella distribuzione" sottolinea il report. L’evoluzione tecnologica, infine, avrà diverse importanti implicazioni, ma nel lungo termine cambierà soprattutto la composizione della forza lavoro del risparmio gestito. "L’automazione e l’esternalizzazione delle competenze, in particolare, dovrebbero tradursi in riduzioni del personale, ma richiederanno anche una riqualificazione fino al 40% della forza lavoro, oltre a una forte leadership gerarchica da parte dei ceo" conclude il report.
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