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6/14/2017 | Davide Mosca
Una Cina che nonostante le misure di stimolo fatica a supportare la crescita della domanda di petrolio e altre materie prime, un OPEC fermo su un trend di taglio della produzione e Stati Uniti ai massimi storici di shale oil sono solo alcuni dei fattori che contribuiscono a rendere incerto il mercato delle materie prime. Quali le potenziali ripercussioni di un deflagrare di tali disequilibri?
Ju Yen Tan, portfolio manager, fixed income division, di T. Rowe Price, sottolinea come la traiettoria dei prezzi del petrolio non sia particolarmente chiara e come ci si possa attendere nuovi episodi di volatilità. Se questo dovesse accadere le ripercussioni maggiori si avrebbero su alcune valute emergenti (in primis il rublo) e non (dollaro canadese e dollaro australiano). "Neanche i mercati del credito - sottolinea inoltre Ju Yen Tan - sono immuni a un potenziale trend al ribasso nei prezzi delle materie prime. Il settore energetico è uno dei più sovrappesati nel mercato High Yield statunitense e questa esposizione lo rende più vulnerabili ai movimenti dei prezzi del petrolio. Un’opzione - suggerisce dunque il portfolio manager, fixed income division, di T. Rowe Price - potrebbe essere quella di andare short sull’High Yield statunitense come protezione contro un’ulteriore distorsione del prezzo del petrolio, soprattutto visto che gli spread scambiano su livelli elevati". In caso di stabilizzazione dei prezzi sarebbero invece i TIPS statunitensi a trarre il maggiore beneficio poiché fino ad ora penalizzati da letture deboli dell’indice dei prezzi al consumo che li hanno portati a scambiare sui livelli più bassi dei range recenti.
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