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Il carry trade ha gonfiato i listini. Ora una sana correzione

8/13/2024 | Max Malandra

La mossa della BoJ ha interrotto il trade rialzista dollaro/yen, con il Giappone che forniva capitali a basso costo per investire sugli altri mercati. Però, nonostante la turbolenza, i mercati azionari rimangono fonte di opportunità.


Il mercato azionario dei Paesi sviluppati rimane ancora la scelta più redditizia per la seconda parte dell’anno, anche dopo la cavalcata del primo semestre e la profonda correzione dei corsi rilevata tra luglio e agosto. 

La mossa della Bank of Japan di alzare il costo del denaro ha gettato sabbia nell’ingranaggio del carry trade - ovvero indebitarsi in una valuta a basso rendimento per investire in un’altra che abbia un rendimento più elevato – costituito dal cambio dollaro/yen (USD/JPY) e dall'aumento dello spread dei titoli di Stato USA rispetto a quelli giapponesi.

Ma cosa succede se i fattori per uno yen debole vengono a mancare e lo spread tra Treasury e governativi giapponesi continua a contrarsi? “La rotazione dei mercati avvenuta a inizio luglio dà un indizio del fatto che il ritiro del denaro facile altera rapidamente il momentum e i vincitori precedenti del trade diventano perdenti” riassumono da Man Group.

“I dati sul mercato del lavoro di luglio indicano un rallentamento dell'economia statunitense - spiega Guy Stear, Head of Developed Markets Strategy di Amundi Investment Institute - Se a questo si aggiunge un quadro dell'inflazione più favorevole in un contesto di tassi restrittivi, è probabile che le banche centrali debbano tagliare più rapidamente di quanto previsto. La volatilità dei mercati potrebbe influenzare la tempistica dei tagli, ma la solidità dei bilanci delle imprese e delle famiglie e le azioni proattive delle banche centrali dovrebbero contribuire a garantire un rallentamento ordinato. Un'impennata della volatilità potrebbe giustificare una riduzione dell'esposizione al rischio come precauzione, ma i movimenti potrebbero creare opportunità nei mercati sviluppati, soprattutto nel comparto azionario”.

I nuovi massimi raggiunti dagli indici tra giugno e luglio si sono rivelati per ora insormontabili, hanno spaventato gli operatori e fornito il pretesto per realizzare, piuttosto che accumulare ulteriormente. È una strategia giusta? 

“La storia ha dimostrato che i nuovi massimi hanno spesso rappresentato un buon punto di ingresso per gli investitori di lungo periodo” spiegano da Capital Group. A partire dal 1950, l’S&P500 ha segnato nuovi massimi per 1434 volte. E quando lo raggiunge, dopo più di un anno dal precedente, per 13 volte su 14 si sono avuti ritorni positivi, con una performance media nei 12 mesi successivi del 17,1 per cento. “Quando le azioni raggiungono i massimi storici, gli investitori possono pensare che il mercato abbia raggiunto il suo picco e che abbiano perso la nave - commentano - Questo non potrebbe essere più lontano dalla verità. Per lunghi periodi, i mercati hanno avuto una tendenza al rialzo e hanno raggiunto i massimi più volte nei cicli precedenti”.

Di seguito un riassunto delle aree più interessanti valutate dagli esperti delle varie case di gestione.

Stati Uniti. La musica dei mercati è ancora suonata a Wall Street. Come rileva Carlo Benetti, Market Specialist di GAM Investments, la centralità economica e finanziaria resta americana, mentre l’eccezionalismo d’oltreoceano continua a fare notizia sui giornali e breccia nel cuore degli operatori. Da oltre un decennio l’indice americano supera gli indici europei, giapponesi e dei mercati emergenti. Nel lungo termine, demografia e autosufficienza energetica continueranno a favorire gli Stati Uniti, ma lo strategist fa osservare che nel breve termine l’economia americana mostra segni di cedimento. “L’Outlook del Fondo Monetario pubblicato di recente ha rivisto al ribasso le stime degli Stati Uniti a +2,6% per quest’anno e +1,9% per il 2025. Le ultime rilevazioni dell’indice dei prezzi al consumo hanno messo di buon umore i mercati che ora ritengono molto probabile un taglio dei tassi nella riunione della Fed a settembre”.

Small cap Usa. Nelle ultime settimane si è verificata una forte rotazione nel mercato azionario statunitense con uno spostamento dai titoli a grande capitalizzazione che avevano guidato la ripresa del mercato a favore di società più piccole e di altri settori precedentemente trascurati. Come fa notare Andrew Craig, co-head Investment Insight Centre di BNP Paribas AM, l'indice Russell 2000 delle società a piccola capitalizzazione ha registrato una forte ripresa, innescata in parte dai dati più deboli sull'inflazione negli Stati Uniti e dal miglioramento delle prospettive degli utili. Le differenze di valutazione tra azioni small e large cap hanno raggiunto livelli estremi e secondo Craig la forza del recente rally delle small cap è probabilmente dovuta ad alcuni investitori che cercano di coprire in fretta le loro posizioni di sottopeso. Gli ultimi aggiornamenti sugli utili determineranno probabilmente se la rotazione potrà proseguire ulteriormente.

Europa. La Qualità vince nel lungo termine, spiega Helen Jewell, Chief Investment Officer BlackRock Fundamental Equities EMEA di BlackRock. “Le valutazioni rappresentano uno dei motivi per cui ci piacciono le azioni europee, di cui apprezziamo la forza degli utili e la loro ampiezza. In prospettiva macroeconomica, potremmo forse non ipotizzare una crescita enorme, ma comunque registreremo dei livelli di crescita interessanti, che consentiranno alle aziende europee di alta qualità di prosperare. Un aumento dei flussi provenienti dall'esterno dell'Europa, potrebbe aiutare, cosa che in effetti abbiamo iniziato a vedere nell'ultimo mese. In Italia abbiamo posizioni sul lusso e sulle banche, in Francia, abbiamo visto opportunità interessanti dal punto di vista delle valutazioni, così come in Spagna, dove i mutuatari hanno preferito i tassi variabili più che in altri Paesi: la discesa dei tassi lascerà così più soldi in tasca ai consumatori. Poi il Nord Europa, dove siamo investiti in alcune aziende industriali tedesche e nell’industry farmaceutica dei Paesi scandinavi.

Settore bancario. Guardare oltre la volatilità a breve termine: è il suggerimento degli eperti di equity di Morgan Stanley IM. Il settore bancario europeo ha subito pressioni dopo le elezioni europee e quelle francesi. Questi eventi però non modificano la tesi di investimento sul settore, che offre tuttora interessanti rendimenti sul capitale e la possibilità di rivalutazione in presenza di tassi più elevati.

Small cap Europa. Mettendo a confronto il rapporto prezzo/utili dell’indice S&P Eurozone Small Cap con il corrispondente indice delle Large Cap, a oggi, le valutazioni relative sono (o si avvicinano) ai minimi, il che significa una doppia deviazione standard al di sotto della media storica.  Infatti a fronte di un premio mediano del 18% (con una deviazione standard del 15%) degli ultimi 10 anni, attualmente la categoria Small Cap tratta a sconto del 14% il che significa che siamo a due deviazioni standard rispetto alla mediana. Mettendo a confronto il rapporto prezzo/utili dell’indice S&P Eurozone Small Cap con il corrispondente indice delle Large Cap, a oggi, le valutazioni relative sono (o si avvicinano) ai minimi, il che significa una doppia deviazione standard al di sotto della media storica.  Infatti a fronte di un premio mediano del 18% (con una deviazione standard del 15%) degli ultimi 10 anni, attualmente la categoria Small Cap tratta a sconto del 14% il che significa che siamo a due deviazioni standard rispetto alla mediana.

Gran Bretagna. La recente vittoria del Labour alle politiche consente al Primo Ministro Keir Starmer di guidare il Paese per i prossimi cinque anni con una maggioranza solida, una delle più ampie nella storia del dopoguerra. “I sei governi con grandi maggioranze dal secondo dopoguerra hanno registrato una crescita media del PIL del 3,3% nell'anno delle elezioni e nei quattro anni successivi - rivela spiega Henry Dixon, Portfolio Manager azionario di Man Group - Una crescita maggiore rispetto alla media del dopoguerra, pari al 2,3%. Per quanto riguarda l'agenda del governo, esiste una certa correlazione con quella del New Labour, guidato da Tony Blair. Durante gli anni di Blair, dal 1997 al 2007, la performance dell'indice FTSE 250 (composto per circa l'80-85% da aziende nazionali) ha superato quella delle big cap del Regno Unito, dell'indice FTSE 100 e del FTSE World. Abbiamo già assistito a un primo rally sulla scia delle riforme urbanistiche previste dal nuovo governo, ma ci sono potenziali benefici legati al settore edilizio di seconda linea. Oltre ai produttori di mattoni, tutto ciò che contribuisce alla costruzione di una casa, ad eccezione, potenzialmente, delle società costruttrici”.

Svizzera. “Il mercato azionario svizzero si distingue per la sua concentrazione in alcuni settori chiave come quello farmaceutico, finanziario e dei beni di consumo - riassume Stefano Gianti, Education Manager di Swissquote Italia - Aziende come Roche, Novartis e Nestlé dominano il mercato, offrendo robustezza e resilienza (sommando la loro capitalizzazione, si supera il 50% dello SMI). Negli ultimi sei anni il franco svizzero si è apprezzato del 20% contro euro. È normale che se si va ad investire in asset denominati in valuta estera, il rischio cambio è da tenere in considerazione. La fluttuazione media del cross EUR/CHF è di circa il 6% all’anno, paragonabile alle valute maggiori. Nestlé, Roche Holding, Novartis e ABB sono quattro titoli suggeriti per il portafoglio.

Giappone. “Il ritorno dell'inflazione in Giappone significa che le aziende possono aumentare i prezzi e ampliare i margini di profitto netto – illustra Jean Boivin, Head of BlackRock Investment Institute di BlackRock - Inoltre, le riforme aziendali favorevoli agli azionisti stanno prendendo piede, con un numero crescente di aziende che si sono aggiunte all'elenco della Borsa di Tokyo di quelle che hanno in programma di migliorare la propria governance. Senza contare che le iniziative del governo per incoraggiare un maggior numero di risparmiatori nazionali a investire potrebbero incrementare i flussi verso le azioni giapponesi.

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