“L'emergere di un mondo multipolare e il rischio di dominanza fiscale (in cui una politica monetaria più restrittiva è limitata da politiche fiscali che rimangono eccessivamente accomodanti) offrono una spinta a lungo termine per l'oro, che costituisce un asset interessante anche in periodi di incertezza (geo)politica e di crescenti timori di recessione”. Kevin Thozet (in foto), membro del comitato investimenti di Carmignac, comincia così il suo outlook sull’oro per il 2024. 

“Il 2024 - prevede il manager - promette bene per questo metallo. Sia il dollaro USA che i tassi reali dovrebbero tendere al ribasso l'anno prossimo, in concomitanza con il rallentamento dell'economia durante il primo semestre e la recessione nella seconda parte dell'anno, con conseguente diminuzione dell'inflazione e dei tassi d'interesse. Inoltre, resta valida la prospettiva a lungo termine di una domanda strutturalmente più elevata di lingotti da parte delle banche centrali globali: i dati più recenti indicano infatti una domanda costantemente forte, con la PBoC cinese che ha acquistato il metallo nobile per l'11° mese consecutivo, l'oro rappresenta ora quindi il 4% delle sue riserve (a titolo di paragone, l'Italia detiene più del 60% di riserve d'oro, ma ciò non significa che la Cina raggiungerà presto tale soglia)”.

“L'oro - prosegue il gestore - sembra essere anche un valido strumento per la gestione del rischio. Se l'economia globale dovesse precipitare, le sue proprietà difensive sarebbero particolarmente apprezzate; allo stesso modo, in caso di crescenti preoccupazioni di stagflazione (una possibilità credibile, dato che i sostenitori di politiche economiche non ortodosse potrebbero aumentare con l'avvicinarsi delle elezioni)”.

“Più che una reliquia, l'oro andrebbe considerato dunque un bene prezioso in un portafoglio globale”, conclude Thozet.