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Gestori: c'è voglia di rischio

1/3/2024 | Redazione Advisor

L'84% degli investitori istituzionali a reddito fisso aumenterà il proprio livello di rischio nei prossimi 12 mesi


C'è voglia di rischio per gli investitori istituzionali. Così emerge da una delle ultime ricerche condotte da Aeon Investments, società di investimento londinese focalizzata sul credito, che ha coinvolto fondi pensione, gestori di patrimoni assicurativi, family office e wealth manager che gestiscono collettivamente circa 544 miliardi di dollari.

 

L'84% degli investitori istituzionali a reddito fisso aumenterà il proprio livello di rischio nei prossimi 12 mesi e uno su 10 lo farà in modo drastico, incrementando gli investimenti all'estero alla ricerca di un rendimento supplementare. Infine il 15% degli investitori manterrà invariati i livelli di rischio, mentre l'1% li ridurrà drasticamente.

 

La variazione dei livelli di rischio riflette le opinioni degli intervistati sull'allocazione dei loro fondi nei mercati del reddito fisso all'estero. Alla richiesta di valutare l'allocazione del credito/reddito fisso dei fondi che gestiscono in termini di mercato locale, poco più di un terzo (36%) degli intervistati afferma di avere una ponderazione corretta. L'8% degli investitori afferma di essere molto sovrappesato e la metà di essere leggermente sovrappesato. Il 5% ritiene di essere molto sottopeso e l'1% di essere leggermente sottopeso.

 

Guardando ai prossimi tre anni, quasi nove intervistati su dieci (88%) affermano che il loro portafoglio avrà un'allocazione più globale al reddito fisso, con il 35% di coloro che aumenteranno drasticamente i mercati d'oltremare. Il 12% degli intervistati manterrà invariata la propria allocazione.

 

E sul fronte della liquidità un quinto degli intervistati ritiene che i propri investimenti nel credito e nel reddito fisso siano "molto ben allineati" con i budget di liquidità dei propri fondi, mentre la metà afferma che sono "abbastanza ben allineati". Tuttavia, poco meno di un quarto (24%) degli investitori afferma che i propri investimenti nel credito sono "molto più illiquidi" e il 6% afferma che sono "leggermente più illiquidi" rispetto ai budget dei propri fondi.

 

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