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12/21/2023 | Redazione Advisor
“Che l’oro abbia un posto speciale nel cuore degli investitori è indubbio; ed è anche facile capirne il motivo: è immune dai capricci dei policymaker e non risente delle flessioni improvvise delle azioni. Non è un caso se è stato utilizzato come riserva di valore sin dai tempi degli antichi egizi”. Aude Martin, ETF investment specialist di LGIM, spiega che “al giorno d’oggi, questo metallo continua sicuramente ad avere un ruolo attivo in un portafoglio diversificato, ma noi di LGIM riteniamo che serva comunque esaminare i dati e le performance passate per capire quali spazi di crescita può ancora vantare e, soprattutto, se esistono delle strategie migliori in termini di profilo rischio/rendimento”.
L’economista spiega che “il motivo che, nel contesto attuale, ha spinto in molti a scegliere di investire in oro è sicuramente la protezione che fornisce contro l’inflazione. Infatti, se è vero che il prezzo dell’oro si cambia e si modifica continuamente, il valore intrinseco non si modifica con il variare del valore di euro, dollaro, sterlina o qualsiasi altra valuta fiat. Tuttavia, tutte le commodity, in quanto input fisico principale dell’intero sistema economico, rappresentano una soluzione, probabilmente anche più diretta, per contrastare gli effetti dell’inflazione. Non a caso, negli ultimi dieci anni le materie prime in generale sono cresciute e si sono contratte seguendo le aspettative di inflazione, mantenendo però la correlazione con questa su livelli più contenuti rispetto all’oro”.
“L’altro punto - sottolinea la manager - per cui gli investitori sono spinti a investire in oro (o in commodity) è la protezione dalla volatilità. Solitamente, un portafoglio diversificato è un mix di azioni e obbligazioni, ma nel 2022 si è scoperto come un periodo di crisi economica, in questo caso dovuta all’aumento dell’inflazione, possa accrescere la correlazione tra queste due asset class. Infatti, se da un lato colpisce direttamente i tassi d’interesse reali, zavorrando i bond, dall’altro aumenta i costi che le imprese devono sostenere, impattando negativamente sui loro margini e, quindi, su tutto il comparto equity. Tuttavia, anche in questo caso è possibile vedere come un investimento più ampio in commodity performi meglio dell’oro, generando in modo più costante rendimenti positivi durante i periodi di performance negative per le obbligazioni nello stesso arco temporale”.
L’esperta ritiene “quindi che i dati storici sulle performance rappresentino un argomento convincente a favore del ruolo delle commodity nella protezione contro l’inflazione, nella compensazione dei cali del mercato obbligazionario e nella creazione di rendimenti solidi nei periodi di aumento dei tassi di interesse. Con ciò, non si intende dire che l’oro non abbia ancora un ruolo da svolgere per molti investitori, ma ci sentiamo di consigliare di non fermarsi solamente al metallo giallo quando si guarda a questo segmento. Fortunatamente, non c’è nulla che impedisca di investire in entrambi”.
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