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9/26/2023
Un atterraggio morbido dell’economia è solo una favola. Questa in sintesi la view di Arif Husain, head of international fixed income and chief investment officer, fixed income, T. Rowe Price, secondo cui è in arrivo un atterraggio duro, ed è solo questione di tempo.
“Il caldo inverno europeo ha permesso alla regione di evitare una profonda recessione, considerata quasi inevitabile a causa degli elevati prezzi dell’energia e dei problemi di approvvigionamento conseguenti all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia” spiega Husain. “Ma avremo un altro inverno caldo? Gli investitori non dovrebbero allocare il capitale sulla base di questa speranza”.
“Durante la crisi delle banche regionali statunitensi a marzo, la Federal Reserve è intervenuta creando una nuova linea di finanziamento a termine per alleviare la crisi di liquidità delle banche”. Husain ricorda che il rendimento dei Treasury statunitensi a due anni è sceso al 3,77% del 24 marzo, dal 5,07% dell’8 marzo, “in quanto i mercati hanno rapidamente riconsiderato le aspettative di un inasprimento della Fed. I tassi ipotecari sono scesi, fornendo un’altra effimera spinta all’economia, poiché i rendimenti e i tassi ipotecari sono ora risaliti in risposta alla narrativa dell’atterraggio morbido. Tuttavia, i benefici temporanei derivanti dall’allentamento delle condizioni finanziarie e dalla spesa fiscale statunitense si esauriranno presto”.
“In effetti, potremmo aver raggiunto il picco in tutto (fiscale, inflazione, liquidità, crescita della Cina, edilizia abitativa, credito, occupazione) nel senso che tutti i fattori che hanno contribuito alla tenuta dell'economia globale si sono ormai trasformati” aggiunge Husain. “Sembra che l’industria manifatturiera mondiale stia lanciando segnali di recessione. Anche il boom del settore dei servizi, sostenuto dalla pandemia, sta mostrando segnali di aver superato il picco. I mercati del lavoro non sono più forti come un tempo”.
“Soprattutto – puntualizza ancora Husain – quando gli indicatori dell’attività economica globale si attestavano sui livelli attuali nei cicli economici passati, le banche centrali erano già in modalità di taglio dei tassi. Questa volta, invece, le banche centrali continuano a stringere e al tempo stesso riducono i loro bilanci attraverso una stretta quantitativa. I banchieri centrali globali sembrano aver calibrato la politica monetaria su un mondo in cui i venti favorevoli estremi derivanti dalla pandemia continueranno anche in futuro”.
“Come ci ricordano i banchieri centrali, la politica monetaria funziona con ritardi lunghi e variabili” spiega ancora Husain. “L’inasprimento globale cumulativo è massiccio. Questo finirà per diventare il racconto dominante, al posto dell’attuale consenso di mercato che si concentra sul bagliore delle recenti misure una tantum. A peggiorare le cose, ci sono tutte le condizioni per un atterraggio duro. La leva finanziaria nelle sacche del sistema finanziario sembra essere in aumento, e sappiamo per esperienza che una leva elevata può rapidamente causare crepe che diventano crateri. Abbiamo già visto alcune crepe: problemi di liquidità delle banche regionali negli Stati Uniti e gravi tensioni nel settore immobiliare cinese e nei fondi pensione del Regno Unito”.
“Durante la pandemia, c’è stato un trasferimento su larga scala della leva finanziaria dal settore privato a quello pubblico. Ciò ha avuto alcune conseguenze” chiarisce Husain. “In primo luogo, i bilanci fiscali sono ormai ampiamente esauriti. Quando arriverà la recessione, sarà difficile per i governi spendere per uscirne. In secondo luogo, i governi globali hanno bisogno di vendere una quantità enorme di nuove obbligazioni.
Di recente, sono state effettuate molte emissioni sul mercato dei Treasury bill, ma con l’avvicinarsi del 2024, gran parte di questi titoli dovranno essere estinti e sostituiti con debito a più lunga scadenza”.
E quindi lecito chiedersi chi comprerà tutta questa duration, soprattutto in un momento in cui le banche centrali si stanno ritirando dagli acquisti di obbligazioni. “Ne consegue un aumento dei rendimenti obbligazionari a lungo termine. Quindi, se da un lato le banche centrali reagiranno tardivamente alla recessione con tagli dei tassi, dall’altro c’è la possibilità che il potere calmante di questi tagli ufficiali dei tassi sia compensato da una mancata reazione dei rendimenti a lungo termine. Una risposta tardiva, smussata e incompleta potrebbe portare a un malessere più profondo e prolungato” conclude Husain.
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