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DPAM: il mondo sarà sempre più multi-polare

6/30/2023 | Marcella Persola

In occasione dei festeggiamenti dei 10 anni in Italia, il country head Fonzi ha presentato i progetti per il mercato italiano, mentre l'head of institutional mandates del gruppo ha guardato alle opportunità di investimento


Due miliardi di euro di patrimonio in gestione e in advisory. E' questo il valore del mercato italiano per DPAM, asset manager sostenibile attivo in Italia da 10 anni.

Alla conferenza sul punto di questi primi due lustri il deputy head of international salese e country head Italy della società, Alessandro Fonzi (nella foto) ha ricordato che "La decisione di aprire una sede a Milano è stata una scelta strategica, legata alla volontà di costruire un’attività solida e duratura intorno alle esigenze dei clienti. Con una squadra manageriale dedicata al mercato italiano in costante crescita e che oggi conta sei professionisti, dopo dieci anni, l’Italia vale quasi 2 miliardi di euro di patrimonio in gestione e in advisory per DPAM: poco più del 50% da parte di clientela istituzionale con la parte rimanente quasi equamente divisa tra fund buyers e distributori di fondi a marchio DPAM".

 

Per il country head il DNA istituzionale di DPAM è stato premiato, così come ha spiegato. “Le scelte dei nostri clienti e collocatori, premiano l’attenzione che DPAM presta da sempre alle tematiche ESG: quasi il 100% dei fondi, che sono circa i 2/3 della nostra attività in Italia, è art. 8 o art. 9 ai sensi della normativa SFDR. Queste scelte sono state sempre dettate dalla performance ma la dimensione della sostenibilità ha permesso a tutti noi di navigare con successo in anni di sfide ambientali e sociali importanti e potrebbe continuare a farlo in futuro, a fronte dei cambiamenti geopolitici in atto”. E soprattutto su un punto che Fonzi rimarca l'attenzione ossia che avere un DNA istituzionale significa avere delle relazioni solo con chi ha le stesse affinità elettive. In tale ottica per il country head si inseriscono l'intenzione di ampliare le collaborazioni con i distributori  e gli accordi con fondi pensione negoziali, che in Francia stanno dando grande successo alla branch. 

 

Ma il festeggiamento dei 10 anni per il gruppo in Italia ha rappresentato anche l'occasione per evidenziare la view sui mercati della casa di gestione. In particolare per gli esperti dell'asset manager assisteremo sempre di più a uno spostamento dell'asse centrico, nel senso che dopo anni di ordine globale unipolare dominato dagli USA, ci si spingerà verso un ordine multi-polare. Questo cambiamento avrà un impatto significativo sulle future tendenze degli investimenti, sul dollaro, sul mercato dei titoli di Stato e sulle materie prime. Nessun attore del mercato sarà immune a questa evoluzione che offre opportunità per alcune regioni, economie e settori.

 

“Durante l'era unipolare, nonostante alcuni conflitti isolati, le principali nazioni hanno mantenuto una pace quantomeno apparente. Ma il nuovo ordine mondiale punta al riconoscimento dei singoli Paesi sulla base delle dimensioni della popolazione e sulle capacità economiche, ritenute trascurate da istituzioni post-1945 come il G7 e il G20. All'orizzonte non c'è un mondo bipolare, ma multipolare: Paesi come l'India, l'Arabia Saudita, il Sudafrica e Singapore non sono più disposti a limitarsi a seguire la linea dettata da altri, ma preferiscono agire in base ai propri interessi nazionali” – ha evidenziato Yves Ceelen, cio global balanced and head of institutional mandates di DPAM.

Per l'esperto oggi è interessante considerare gli investimenti che offrono una copertura contro l'inflazione. Salta all’occhio come molti mercati emergenti registrino attualmente tassi d'inflazione più bassi rispetto alle loro controparti occidentali, in controtendenza rispetto alle tendenze storiche. "Pertanto, le obbligazioni di questi Paesi, che offrono un rendimento di circa il 7%-8% e rendimenti reali consistenti, costituiscano un'interessante diversificazione per i portafogli a reddito fisso. Inoltre, alcuni investitori potrebbero voler contribuire direttamente a contrastare l'impatto del cambiamento climatico, in particolare in regioni come l'Africa, l'America Latina e l'Asia. A tal fine, può essere utile incorporare la microfinanza nei tradizionali portafogli multi-asset. Questa asset class, composta da numerosi piccoli prestiti a breve termine con tassi di default generalmente bassi, non solo offre potenzialmente un rendimento costante di circa il 4-5%, ma può anche migliorare in modo significativo la vita quotidiana degli individui e delle piccole imprese di questi Paesi" continua Celeen, che si sofferma ad analizzare anche la situazione del dollaro, sottolineando come l'uso del dollaro come riserva è in declino, ma è ancora prematuro segnarne la fine visto che il dollaro costituisce ancora circa il 70% del debito mondiale: molte nazioni emergenti hanno ancora obblighi finanziari in valuta americana e i tassi di interesse più elevati forniscono uno scudo contro l'erosione della valuta causata dall'inflazione.

 

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