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6/15/2023 | Daniele Riosa
Tutto come previsto dagli analisti. La Banca Centrale Europea ha deciso di alzare i tassi d'interesse di un quarto di punto percentuale, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 4%, quello sui depositi al 3,50%, e quello sui prestiti marginali al 4,25%. Vediamo come i gestori commentano la decisione presa dall’istituto di Francoforte.
Altaf Kassam, head of investment strategy & research per l’area EMEA di State Street Global Advisors, sottolinea che “a differenza del rialzo più contenuto di maggio, quando la banca centrale ha deciso di non aumentare i tassi di 50 punti base ma di 25 tenendo ovviamente in considerazione gli effetti della crisi bancaria, la decisione odierna ha avuto un’impronta decisamente aggressiva, in quanto la BCE ha voluto rassicurare il mercato sul fatto che il picco dell’inflazione core non implicherebbe un’immediata inflessione dei tassi d’interesse. Tale rassicurazione era particolarmente pertinente se si considera che negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Canada l’inflazione core ha iniziato a diminuire, per poi rallentare o addirittura invertire la tendenza e la BCE doveva quindi affermare in modo chiaro che non aveva alcuna intenzione di allentare il tiro. Più precisamente, nonostante i segnali di miglioramento dell’inflazione sottostante e gli indizi del fatto che la politica monetaria più restrittiva stia sortendo i suoi effetti, dalle dichiarazioni di oggi si evince un probabile aumento di 25 punti base in occasione del meeting di luglio e si ribadisce che la politica rimarrà restrittiva per diverso tempo (senza specificare un arco temporale o delle condizioni particolari)”.
Katharine Neiss, chief European economist di PGIM Fixed Income, rileva che "l'ultima decisione della BCE sui tassi di interesse e la conferma di una più rapida riduzione del bilancio sono in linea con le aspettative. Detto questo, le proiezioni aggiornate dello staff e il linguaggio della dichiarazione di politica monetaria suggeriscono una prospettiva di politica monetaria decisamente più aggressiva del previsto. Le proiezioni sulla crescita del PIL sono state riviste al ribasso, ma solo di poco, visto il flusso di dati più debole. Ma soprattutto, le previsioni sull'inflazione sono state riviste al rialzo per ogni anno, compreso il 2025, che la BCE vede ora al 2,2% - quindi al di sopra dell'obiettivo della BCE. Tutto ciò suggerisce che la BCE si sta dirigendo verso tassi più vicini al 4%, in un contesto di consumi già indeboliti, che rimangono al di sotto del livello pre-pandemico. Per ora, tuttavia, sembra che la variabile chiave per la BCE siano i dati sull'inflazione in tempo reale".
Secondo Dave Chappell, senior fixed income portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments, "dopo la stretta da falco della Federal Reserve statunitense di mercoledì, la BCE ha effettuato l'atteso rialzo di 25 pb, ma ha stupito per le consistenti revisioni al rialzo dell'inflazione core per il 2023 e il 2024. La Presidente Lagarde ha riconosciuto che, sebbene l'inflazione si stia trasformando, il cammino da percorrere per raggiungere la stabilità dei prezzi intorno al 2% è ancora lungo. Ha evidenziato come il tasso di disoccupazione, storicamente basso, determini pressioni salariali che meritano un attento monitoraggio. Il rialzo è stato accompagnato dalla conferma che i reinvestimenti nell'ambito dell'APP cesseranno a fine giugno, in concomitanza con un consistente rimborso dei prestiti nell'ambito dello strumento TLTRO. I reinvestimenti con il PEPP continueranno come previsto, almeno fino alla fine del 2024. Sebbene qualsiasi aggiustamento delle politiche dipenda dai dati, era chiaro come si prospettasse un ulteriore inasprimento, in un contesto di stallo della crescita, di indebolimento del settore manifatturiero e di inasprimento delle condizioni di credito alle imprese e alle famiglie".
Martina Daga, junior macro economist di AcomeA SGR, rileva che “la forward guidance è chiara sul fatto che ancora il ciclo dei rialzi non è arrivato. Durante la conferenza stampa Lagarde ha infatti chiaramente comunicato che non siamo ancora arrivati ad un livello di tassi sufficientemente restrittivo da essere consistente con l’inflazione al 2%. Le future decisioni rimarranno completamente dipendenti dai dati. Rimane dunque un tightening bias, Lagarde ha dichiarato che molto probabilmente, considerando le attuali condizioni economiche, alzeranno anche al meeting di luglio, ma non ha dato indicazioni sulle decisioni successive. Per il momento, tuttavia, il board non sta pensando ad una pausa”.
Antonella Manganelli, a.d e responsabile investimenti di Payden&Rygel Italia, prevede che "per quanto riguarda le prossime mosse, Lagarde ha poi reso abbastanza esplicito il rialzo di luglio, a meno che non si verifichi un cambiamento sostanziale del quadro macro, dopo di che ha indicato che le mosse successive dipenderanno dai dati. Si può quindi dedurre che in questo momento la BCE non voglia contraddire l’aspettativa del mercato su un tasso terminale del 3,75-4%. Nessun commento invece sulla dimensione del bilancio e sul PEPP; pensiamo questo possa diventare argomento di conversazione una volta raggiunto il tasso terminale".
Secondo Mario Montagnani, senior investment strategist di Vontobel, "questo innalzamento dei tassi è ancora in ritardo rispetto alla decisione della Fed di ieri di lasciare i tassi invariati dopo averli alzati per la quindicesima volta consecutiva al 5,25%. Nell Eurozona, la banca centrale dei 20 paesi che condividono l'euro, ha inoltre dichiarato di aspettarsi che l'inflazione rimanga al di sopra del suo obiettivo del 2% fino al 2025. Questo fa si che la ECB non escluda ulteriori rialzi dei tassi nei prossimi mesi, questo per portare i tassi di interesse in territorio sufficientemente restrittivo per ottenere un tempestivo ritorno dell'inflazione all'obiettivo di medio termine del 2%".
Felix Feather, analista economico europeo di abrdn, evidenzia che se "da un lato la BCE continua a sottolineare la dipendenza dai dati, dall'altro la Presidente Lagarde ha suggerito che anche a luglio un rialzo dei tassi sarà molto probabile. Pensiamo che questo rialzo sarà l'ultimo del ciclo, vista la diminuzione dell'inflazione. Ma il tasso di crescita dei salari è ancora molto elevato, per cui è probabile che possa esserci un rialzo anche a settembre. Con una politica già in territorio restrittivo e con gli effetti ritardati dei precedenti rialzi, che si stanno facendo sentire sull'economia reale, gli investitori devono fare i conti non solo con tassi più alti, ma anche con un'inflazione ancora elevata e con la possibilità di una recessione determinata dalla politica monetaria nel corso dell'anno".
Ulrike Kastens, economista Europa di DWS, sottolinea che "al momento l'attenzione della BCE è chiaramente rivolta all'andamento dell'inflazione. Pertanto, non condividiamo le aspettative del mercato di una fine del percorso di inasprimento al 3,75% a luglio. Al contrario, poiché sono già stati negoziati ulteriori aumenti salariali elevati e molte aziende hanno ancora un sufficiente potere di determinazione dei prezzi, è probabile che il tasso core rimanga al di sopra del cinque per cento fino all'autunno di quest'anno. Continuiamo quindi a ritenere che la BCE dovrà aumentare i tassi di interesse di riferimento al quattro per cento per poter adempiere al proprio mandato nel medio termine".
Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, spiega che "la decisione della BCE è in controtendenza rispetto a quella della FED, la quale ha deciso questa settimana di sospendere temporaneamente i rialzi dei tassi, per poi riprenderli di 2 quarti di punto durante i prossimi mesi dell’anno. Non si prevedeva che la BCE si allineasse alla FED, essendo quest’ultima più avanti nel ciclo di inasprimento iniziato molto prima della BCE o BoE. La BCE ha contestualizzato la sua decisione guardando all’aumento delle previsioni di inflazione e alla riduzione delle proiezioni di crescita. La banca centrale ha inoltre individuato un rischio concreto di una spirale di salario-prezzi nell’eurozona che potrebbe far durare di più l’inflazione, impedendole di tornare al target del 2% entro il 2025. Pertanto, durante la prossima riunione di politica monetaria prevista per il 27 luglio, è possibile aspettarsi un nuovo inasprimento delle condizioni di prestito".
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