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6/5/2023 | Redazione Advisor
In passato, i mercati azionari statunitensi hanno sovraperformato su quelli dell’Eurozona, ma da inizio 2023 questo trend si è invertito e l’indice S&P 500 è cresciuto dell’8,77%, mentre l’Euro Stoxx 50 è all’11,64%. Giacomo Calef, country manager di NS Partners, ne analizza le ragioni.
“I mercati europei, con molte aziende esportatrici, hanno beneficiato della riapertura della Cina dopo la politica zero-Covid” spiega. “In particolare, gli indici europei sono molto esposti al lusso, mentre quelli statunitensi sono composti principalmente da titoli del tech. Grazie ai consumi cinesi le aziende del lusso hanno generato utili sopra le aspettative. Inoltre, anche se dovesse esserci una recessione in certi Paesi, questa non causerà gravi perdite al settore, che ha una domanda relativamente inelastica”.
Un’altra motivazione per la sovraperformance europea è secondo Calef la stabilità del sistema bancario. “Negli Stati Uniti, la politica monetaria restrittiva e il conseguente crollo di Silicon Valley Bank hanno causato una crisi delle banche regionali. D’altro canto, nonostante le problematiche legate a Credit Suisse, le banche europee sono a un 3,91% dall’inizio dell’anno, mentre il KBW Bank Index, che segue la performance delle banche USA, è al -24,49%”. Inoltre, i mercati azionari statunitensi sono caratterizzati dai titoli growth, mentre quelli europei da titoli value. “La valutazione delle aziende growth è basata su una crescita ipotetica relativamente distante. Con i tassi d’interesse elevati, i flussi di cassa futuri vengono scontati maggiormente, diminuendo le valutazioni”.
Per concludere, Calef avverte che la probabilità di recessione è più significativa negli Stati Uniti che in Europa. “La BCE ha migliorato le previsioni di crescita rispetto a inizio anno, dato che l’Eurozona è riuscita ad evitare una recessione causata dai prezzi energetici. L’insieme di questi fattori ha permesso ai mercati azionari dell’Eurozona di sovraperformare su quelli americani. I dati sulla disoccupazione americana indicano un aumento dei posti di lavoro vacanti, suggerendo che la Federal Reserve non sia ancora riuscita a frenare l’economia. Nonostante ciò, vari ufficiali della Fed hanno rinforzato la possibilità di uno stop dei rialzi a giugno. L’inflazione core dell’eurozona, invece, è scesa dal 5,5% al 5,3% rispetto al mese scorso, rimanendo ancora troppo elevata”.
“Se gli Stati Uniti dovessero fermare i rialzi dei tassi d’interesse e la BCE dovesse continuare la sua politica monetaria restrittiva - conclude Calef - le aziende americane ne beneficerebbero, potenzialmente invertendo il trend”.
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