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4/20/2022 | Redazione Advisor
Anche se la reazione del mercato è stata positiva, la conferenza stampa della BCE tenutasi la scorsa settimana si è spostata nella sostanza verso un atteggiamento da falco. E’ il giudizio di Gilles Moëc, group chief economist di AXA Investment Managers. “La banca centrale sta visibilmente diventando sempre più nervosa sui rischi di persistenza dell'inflazione – osserva l’economista - e anche se Christine Lagarde ha espresso più volte la volontà di essere molto cauta di fronte all'incertezza creata dalla guerra in Ucraina, nel complesso sembra che la BCE ritenga che le ricadute possano essere gestibili. Anche il Consiglio direttivo non sembra impressionato dall'inasprimento delle condizioni finanziarie”.
Eppure, Moëc rileva che il mercato obbligazionario ha accolto con favore la disponibilità di Christine Lagarde a "progettare e schierare" armi anti-frammentazione se e quando necessario. “Tuttavia – prosegue - è stata notevolmente cauta sulla forma che tali programmi potrebbero assumere. È comprensibile, date le difficoltà tecniche già affrontate dalla BCE in passato nel progettare strumenti per affrontare specificamente le difficoltà di trasmissione della politica monetaria, mentre si preparava a normalizzare la sua posizione. Bisogna tornare indietro nel tempo al 2010/2012 e ai dibattiti intorno a SMP (Securities Markets Program) e OMT (Outright Monetary Transactions). Queste ultime - sebbene mai utilizzate – sono state viste per 10 anni come l'arma anti-frammentazione "possibile". Ma è un meccanismo macchinoso, anche se le alternative non sono necessariamente attraenti. Notiamo tuttavia che c'è uno squilibrio tra ciò che si chiede alla BCE di fare - creare più cerchi tolemaici intorno alle sue missioni principali per affrontare ogni lacuna dell'unione monetaria - e il contributo dei governi nazionali. Nel 2012, la soluzione alla crisi sovrana non è venuta solo dalla BCE, ma anche dalla capacità dei governi di mettere insieme nuovi quadri, come il Meccanismo Europeo di Stabilità. Continuiamo a pensare che senza un'estensione del piano Next Generation EU, la BCE potrebbe essere costretta a "mezze soluzioni", come mobilitare il reinvestimento dai programmi di QE per sostenere le controparti più fragili”.
Nel frattempo, l’economista fa notare che il dataflow statunitense ha compiuto una rara impresa: l'inflazione core è salita meno del previsto la scorsa settimana. “Ma è troppo presto per parlare di "inversione di rotta dell'inflazione" negli Stati Uniti: il contributo di un singolo componente (le auto usate) è stato essenziale. Tuttavia, continuiamo a credere in una successiva decelerazione dei prezzi al consumo negli Stati Uniti che permetterà alla Fed di fermarsi prima di raggiungere i livelli visti nel "dot plot" conclude Moëc.
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