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8/26/2011 | Marco Gementi
"La minoranza del mercato che spera in un annuncio ad effetto di Ben Bernanke rimarrà delusa".
E' questa l'opinione di Ross Junge, Chief Investment Officer del Fixed Income di Aviva Investors negli Stati Uniti, riguardo l'incontro della Federal Reserve che si svolgerà alle 16 ora italiana a Jackson Hole.
Junge preosegue: “Con il permanere dello scetticismo sui mercati obbligazionari e la loro mancata reazione al recente rimbalzo azionario, i mercati finanziari si aspettano dall'incontro un’indicazione chiara, anche se si tratta di una visione di minoranza. Noi riteniamo invece che nel discorso di oggi Bernanke non annunci esplicitamente un Quantitative Easing 3. La recente dichiarazione in cui la FED sottolineava che i tassi di interesse rimarranno fermi fino almeno a metà 2013 era di per sé un annuncio soft di un QE3, e da quell’ultimo incontro del Fomc (il braccio di politica monetaria della Banca Centrale) non ci sono stati cambiamenti concreti nei mercati o negli outlook economici.
La FED ha dichiarato inoltre che l’inflazione si attesta al momento a livelli adeguati, fugando i timori deflazionistici che in passato sono stati uno dei principali catalizzatori del QE2. La seconda manovra di iniezione di liquidità è stata ritenuta ampliamente inefficace, causando reazioni fortemente negative. Un nuovo round di espansione monetaria non avrebbe un reale effetto positivo dal punto di vista economico. Anche se non crediamo che Bernanke indicherà una terza fase del QE riteniamo che riconfermerà le previsioni di una ridotta crescita economica e di una ricaduta dell’inflazione dovuta a fattori transitori, spiegando inoltre la logica alla base della decisione di tenere i tassi fermi fino almeno a metà 2013. Ci aspettiamo inoltre un dibattito sugli strumenti a disposizione della FED per spingere la crescita e supportare il suo duplice mandato, con un possibile accenno ai propri strumenti preferiti come l’allungamento della durata o il taglio degli interessi sulle riserve in eccesso".
Aviva Investor rimane cauta rispetto al posizionamento del rischio di portafoglio, data la significativa incertezza sui rischi sovrani in Europa e sulla solidità dell’economia statunitense.
La valutazioni stanno iniziando ad essere interessanti e i fondamentali del credito rimangono da stabili a positivi. Continua tuttavia a prevalere un sentiment tecnico negativo, caratterizzato da alti livelli di volatilità e da una scarsa convinzione da parte degli investitori che probabilmente determineranno un ambiente di investimento avverso al rischio almeno fino a quando non verrà fatta chiarezza su come risolvere in maniera credibile la questione del rischio sovrano europeo
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