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10/25/2019 | Redazione Advisor
“Con i rendimenti obbligazionari dei mercati sviluppati a bassi livelli record, o prossimi ad essi, riteniamo che per molti investitori in cerca di rendimenti potrebbe essere utile pensare fuori dagli schemi per ottenere il reddito desiderato. Ad esempio, tali investitori potrebbero chiedersi se sia il momento giusto per continuare ad acquistare titoli di debito sovrano a lungo termine tedeschi o giapponesi, che hanno rendimenti negativi”. Subashi Pillai di Franklin Templeton multi-asset solutions, delinea i motivi per cui ritiene che gli investitori in cerca di rendimenti potrebbero prendere in considerazione i mercati emergenti.
“A nostro giudizio – specifica - vi sono forti motivi per investire nel reddito offerto dai mercati emergenti, che riteniamo sarà il propulsore principale della crescita globale nel prossimo secolo. Gli investitori potrebbero prendere in considerazione un aumento dell’allocazione di capitale in obbligazioni di Paesi quali India, Indonesia, Messico o Brasile, dove i rendimenti del debito sovrano si aggirano in una fascia tra il 6% e il 7%”.
Per l’esperto “le opportunità sono state in costante espansione Nel reddito fisso, gli investitori hanno assistito a un ampliamento delle opportunità, tra cui titoli di Stato (sovrani) e il credito societario. Questi titoli possono essere emessi in valuta locale o in valuta 'forte', ad esempio dollari statunitensi, yen o euro. L’universo obbligazionario dei mercati emergenti è cresciuto da USD 0,3 trilioni nel 1995 a USD 21,5 trilioni nel 2019. Dal punto di vista obbligazionario globale, una serie di fattori sta plasmando attualmente i mercati finanziari, tra cui i rischi geopolitici e le tensioni commerciali, il populismo e la polarizzazione politica. I mercati sono inoltre alle prese con una spesa in deficit incontrollata nel mondo sviluppato, bassi tassi d’interesse e rischi d’inflazione sottovalutati, oltre alla sopravvalutazione di molte attività di rischio. Con gli investitori in cerca di rendimento, le obbligazioni dei mercati emergenti possono apparire interessanti, anche se sicuramente non sono esenti da alcuni rischi”.
Nell’azionario, “i mercati emergenti rappresentano poco più del 17% della capitalizzazione di mercato mondiale, pari a 80,9 trilioni di dollari. In questi mercati dinamici si aprono continuamente nuove opportunità per gli investitori esteri, con ponderazioni in aumento nei benchmark principali. La presenza delle azioni domestiche cinesi è attualmente aumentata negli indici MSCI e FTSE Emerging Markets, e altre azioni devono ancora essere aggiunte. Vi sono state anche promozioni dello status di Argentina e Arabia Saudita da parte di fornitori di indici. Considerando le prospettive di una maggiore crescita con valutazioni generalmente più basse rispetto ai mercati sviluppati, secondo noi tutto ciò costituisce un caso d’investimento interessante".
Negli ultimi mesi le "azioni dei mercati emergenti hanno subito fluttuazioni trainate principalmente dalle incertezze sulle trattative commerciali tra Stati Uniti e Cina e la politica monetaria statunitense. Nonostante le incertezze, siamo convinti che in generale un miglioramento dei fondamentali sia di sostegno per l’asset class. Tra questi fondamentali vi è una combinazione di sistemi di tassi di cambio flessibili, una maggiore disciplina fiscale e bilanci sovrani più forti. Nel complesso, riteniamo che i driver strutturali delle azioni siano sostanzialmente intatti, incluso l’aumento del consumismo e della tecnologia. Cerchiamo di investire in aziende che dimostrino di avere un potere di guadagno sostenibile e una resilienza che consenta di far fronte alle incertezze del mercato”.
"La nostra lunga esperienza maturata negli investimenti nei mercati emergenti – conclude Pillai - ci dice che un approccio attivo all’allocazione, applicando prospettive sia top-down che bottom-up per decidere le ponderazioni delle classi di attività in un portafoglio possono aiutare a far luce sui rischi complessivi. Tale approccio può anche aiutare gli investitori nel prendere decisioni conformi alle loro attese. Adottando noi stessi un approccio dinamico possiamo mantenere una view di lungo termine, mantenendo allo stesso tempo la capacità di reagire ai cambiamenti macroeconomici, aumentando o riducendo la nostra esposizione tra le classi di attività come riteniamo appropriato in base a fattori quali le previsioni economiche e di inflazione, le misure delle valutazioni e i premi di rischio storici”.
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