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8/17/2017
L’attuale rally azionario degli Stati Uniti non ha i segni caratteristici delle bolle di mercato verificatesi in passato. Dall’inizio del 2009, l’S&P 500 ha reso circa il 12,5% su base annualizzata al lordo dei dividendi: secondo Moudy el Khodr (nella foto), senior portfolio manager US High Dividend & Global High Dividend di NN Investment Partners, è questo un dato che perde di rilevanza se paragonato ai rendimenti registrati negli anni '80 e '90 del secolo scorso. Dall’inizio del 1982 fino al crash del mercato azionario a fine 1987, infatti, l’S&P 500 è cresciuto quasi del 20% su base annualizzata e poi dal 1995 al 2000, l’indice ha visto ritorni annualizzati del 26% prima di crollare di nuovo.
"Con i titoli che continuano a muoversi verso l’alto con una esuberanza contenuta e praticamente zero volatilità al ribasso, gli investitori hanno più tempo libero per preoccuparsi di quando tutto questo finirà. Ma se questa è davvero una bolla, allora è piuttosto debole se paragonata ai bull market del passato" spiega el Khodr. "Se da un lato pensiamo che vedremo quasi sicuramente un nuovo crollo del mercato azionario prima o poi, dall’altro crediamo che sia sbagliato presumere che ciò debba verificarsi in modo clamoroso a partire dai livelli attuali. Inoltre, se gli utili societari continuano a rivelarsi solidi come in questa ultima stagione e il dollaro continua a indebolirsi, il floor dei titoli rimarrà probabilmente piuttosto elevato per un po’. Il mercato in rialzo guidato dalla crescita degli utili sembra quindi in ottima salute" concokude el Khodr.
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