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12/19/2012
Negli ultimi mesi le emissioni societarie sono andate alla grande. Tuttavia, fin dal periodo dalla stretta creditizia si fa un gran parlare della diminuzione della liquidità nel segmento corporate a causa della ridotta capacità degli intermediari di acquistare obbligazioni. Qual è dunque la verità? Ha provato a rispondere nel blog bond vigilantes Richard Woolnough (nella foto), gestore del fondo M&G Optimal Income, facendo un paragone con quanto accaduto nel 2007, quando i mercati erano estremamente liquidi.
Allora, scrive Woolnough, prevalevano gli investitori con un orizzonte temporale breve che utilizzavano capitale di vigilanza a basso costo per assumere un enorme rischio di credito. Le operazioni venivano effettuate direttamente dalle banche di investimento per conto proprio o tramite depositi di titoli da vendere a veicoli come Cdo e Clo dopo il lancio. Quest’attività è poi crollata. In un contesto più rigido per il capitale, infatti, le scorte di tali enti sono chiaramente diminuite, e di molto anche. Tuttavia, il market making e le operazioni sul mercato corporate restano un’importante fonte di reddito per gli intermediari finanziari. E nonostante il minor impiego di capitale, il volume complessivo degli scambi secondari è tornato ai livelli del 2007: vale a dire, sottolinea Woolnough, che c’è una maggiore efficienza e che il turnover unitario delle scorte è aumentato dismisura.
Ma per inquadrare meglio lo scenario, occorre innanzitutto capire in quale fase del ciclo della liquidità ci troviamo: nel 2007, sottolinea Woolnough, la liquidità perfetta e le ingenti scorte degli intermediari hanno portato al crollo del segmento corporate, mentre l’illiquidità dell’inverno 2008 ha creato una serie di opportunità per acquistare approfittando di premi di liquidità più elevati. “Gli ultimi 5 anni ci hanno insegnato che, nel caso delle obbligazioni societarie, una situazione di liquidità perfetta può preludere a tempi peggiori che non un contesto di illiquidità” aggiunge.
E dunque, la liquidità del mercato corporate oggi è elevata o ai minimi storici? Woolnough a proposito non ha dubbi: sembra che i volumi giornalieri del mercato primario si attestino a livelli record, mentre quelli del mercato secondario, seppur cresciuti in misura minore, non siano poi così esigui come risulterebbe da una semplice analisi delle scorte degli intermediari. In un contesto finanziario, aggiunge, così sensibile ai recenti sviluppi economici è difficile calcolare quale dovrebbe essere la liquidità media giornaliera. Tuttavia, la liquidità totale di tutte le transazioni, sia sul mercato primario che su quello secondario, suggerisce che il mercato corporate viene sempre più spesso preferito alle banche come veicolo di finanziamento di prima scelta.
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