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2/6/2021
Definizione di programmi ad hoc per target di cittadini che non sono ancora adeguatamente inclusi nei piani di alfabetizzazione; un lavoro di educazione sul tema della sostenibilità, o meglio sui reali effetti sostenibili di un singolo investimento; l’utilizzo di canali che permettano in maniera sempre più efficace e immediata uno sviluppo delle competenze in materia finanziaria. Passano da qui le grandi sfide dell’alfabetizzazione finanziaria per l’Italia. E non solo.
A indicare questa via è l’OCSE che alla fine del 2020 ha adottato una Raccomandazione sull’alfabetizzazione finanziaria, un vero e proprio strumento che si prefigge di assistere governi, autorità pubbliche e altri soggetti nel progettare, attuare e valutare le politiche di alfabetizzazione finanziaria.
Il documento, reso noto nel mese di gennaio 2021 dalla Consob, si articola in 13 pagine e comprende 6 raccomandazioni che toccano divise in tre grandi macro-aree (strategie nazionali per l’alfabetizzazione finanziaria, l’alfabetizzazione finanziaria e i vari comparti del settore finanziario, realizzazione efficace di programmi di alfabetizzazione finanziaria) e parte da una definizione chiara di alfabetizzazione finanziaria: “L’insieme di consapevolezza, conoscenze, competenze, atteggiamenti e comportamenti in materia finanziaria, necessari alla realizzazione di decisioni finanziarie valide e in definitiva al raggiungimento del benessere finanziario individuale”.
Tra le varie raccomandazioni ne segnaliamo tre in particolare. La prima è la raccomandazione II.8 che invita a “tenere conto delle esigenze di altri gruppi specifici di destinatari che comprendano, se del caso” le donne, i piccoli e microimprenditori, i migranti e i rifugiati, gli anziani, e “altre categorie vulnerabili”. Per tutti questi target l’OCSE indica delle azioni precise che si traducono in una strategia ben precisa, ma che a tratti stupiscono dal momento che nel XXI secolo sembra strano dover leggere quando si parla di “donne” e finanza che bisogna “Assicurarsi che i programmi di alfabetizzazione finanziaria destinati a uomini e donne siano monitorati per garantire che non diano adito a discriminazioni di genere (anche involontarie) circa il formato e i contenuti ma anche per controllare se hanno un impatto diverso in base al sesso. Se si identificano differenze di questo tipo, il programma deve essere modificato in modo che sia pertinente per uomini e donne”.
Quando si parla, invece, di “alfabetizzazione finanziaria per sostenere i processi decisionali in materia di risparmio, investimento e pensioni”, stupisce, in positivo, l’invito a favorire “la comprensione dell’impatto delle decisioni di risparmio e investimento sulla società e l’ambiente, e delle questioni di sostenibilità economica e finanziaria sul lungo termine derivanti da tali decisioni”. La sostenibilità acquisisce una dignità pari a quella finora data a concetti quali rendimento, rischio e diversificazione.
Infine, emerge l’invito a sfruttare più canali per completare il processo di alfabetizzazione finanziaria dei cittadini. E tra questi canali, l’OCSE, ricorda “l’utilizzo di giochi, ludicizzazione (la cosiddetta gamification: impiego di elementi mutuati dai giochi in altre attività) e edutainment (istruzione basata sull’intrattenimento, come nel caso di spettacoli teatrali, radiodrammi, soap opera e giochi educativi [serious games]) può coinvolgere chi si mostra più restio ad apprendere, consolidando le competenze finanziarie in un contesto sicuro e favorendo l’apprendimento attraverso la pratica”. Una sfida, quest’ultima che ancora non ha trovato la sua giusta espressione. Troppe volte, infatti, la gamification si è tradotta in un invito al “fai da te” folle. Ora spetta ai governi aderire e trasformare queste raccomandazioni in progetti e risultati concreti.
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